Sclerosi multipla e CCSVI

Aggiornamento ottobre 2013

L’esperienza CCSVI può essere considerata conclusa, almeno su base internazionale. Risultati come i risultati descritti inizialmente dal gruppo di Zamboni non sono stati replicati da molti altri gruppi nonostante un forte interesse. Nel recente congresso ECTRIMS a Copenhagen, una delle conferenze più importanti sulla sclerosi multipla, su più di 1000 contributi, solo quattro trattavano la CCSVI, descrivendo del resto risultati negativi e nel caso dell’angioplastica semmai soggettivi iniziali e non duraturi nel tempo. In conlusione più che altro un ipotesi che ha ricevuto smisurata attenzione amplificata da Internet dopo la pubblicazione di primi risultati poi non reproducibili.


Dall’Università di Buffalo è stato oggi diffuso un
comunicato stampa con una prima descrizione dei dati preliminari, non ancora disponibili alcuni giorni fa quando fu pubblicata la newsletter di sotto. Le cose si relativizzano un pochino, si parla di “entusiasmo”, ma anche (solo) di “cauto ottimismo”. Soprattutto cambiano, in questo studio sui primi 500 partecipanti, le cifre: mentre nelle pubblicazioni di Zamboni la quasi totalità di persone con SM presentava insufficienza venosa, ora sono il 55% (oppure il 63% escludendo dalla valutazione i casi sulla cui insufficienza venosa gli esaminatori non erano certi). E soprattutto, anche il 26% di persone sane presentava la stessa insufficienza, la CCSVI come definita da Zamboni sembra perciò molto diffusa e non necessariamente una circostanza patologica. Tutto ciò riflette molto meglio quel che succede normalmente nella ricerca clinica: non si è quasi mai al 100% in un gruppo e allo 0% in un altro, e anche per questo molti esperti erano scettici sui risultati così come erano stati pubblicati (succede spesso nelle ricerche cliniche che i primi dati si relativizzano in studi più ampi, importante che siano comunque confermati). C’è allora un’associazione tra SM e insufficienza venosa, in pratica un’incidenza raddoppiata rispetto al gruppo di controllo non affetto da SM. Si tratta ora di evidenza di alto livello, ottenuta in uno studio eseguito in cieco e con rigore, in cui gli esaminatori non sapevano se le persone fossero affette o meno da SM. Conferma una scoperta nuova che possibilmente è in qualche relazione con la malattia (ad es. come fattore di rischio) oppure con la progressione della SM (la presenza di CCSVI potrebbe ad es. portare a decorsi più accelerati della malattia). Il significato preciso della CCSVI dovrà ora essere studiato per bene. E anche la reale (eventuale) efficacia della terapia endovascolare. I dati completi di questo primo studio saranno presentati in aprile nel congresso annuale dell’ American Academy of Neurology.

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24 febbraio 2010

Ho letto l'articolo molto cauto che ha scritto. Vista la complessità degli organismi dubito che la medicina si possa annoverare tra le "scienze esatte", e questo condiziona un po' il giudizio sul giusto rigore richiesto per pubblicare dei dati e offrire speranze. Non sono così ingenuo da pensare che la "scienza" sia al di sopra delle parti, anche perché basta farsi un bel giro su PubMed per scoprire che studi sulla stessa cosa portano a risultati opposti. Spesso dovuto alla complessità degli organismi, appunto. A volte, più probabilmente, dovuto allo sponsor più o meno occulto che si nasconde dietro le carriere dei cosiddetti scienziati. Ovviamente non è così sempre e non è così per tutti, ma una sana diffidenza è legittima. Specie se si pensa che per il solo interferone per la SM parliamo di fatturati miliardari. Nel mondo, i signori delle multinazionali, dalla Coca Cola alla Shell uccidono per molto meno! Quindi come diceva un noto politico che se ne intendeva (visto che la sua colpevolezza di associazione mafiosa è stata riconosciuta nella sentenza di appello nel 2003, ma prescritta) a pensare male si fa peccato, ma ci si azzecca! E onestamente io (e come me molti) in tutta questa vicenda penso proprio male. Per quello che riguarda la valenza scientifica del lavoro pubblicato da Zamboni/Salvi (e collaboratori) vorrei ricordare Popper e la sua critica  al metodo induttivo. Una teoria è scientifica se è FALSIFICABILE, non se viene confermata da prove sperimentali. Una ulteriore conferma non aggiunge niente alla scientificità della teoria, perché non si arriva alla conoscenza con il metodo induttivo. "Tutti i corvi sono neri" è una teoria valida perché è falsificabile da un’eventuale scoperta di un corvo bianco. Il ritrovamento di tanti corvi neri NON RAFFORZA la teoria! In campo medico poi dovrebbe valere anche un'altra legge: se un trattamento porta beneficio, anche se non c'è una teoria a supporto (e qui c'è però, e forte!) e questo trattamento ha un rapporto costo/beneficio < 1 è da aguzzini non consentirne l'applicazione. Tanto più che le persone che lo propagandano NON lo stanno facendo per arricchirsi (e potrebbero, immagino!) ma mi pare per un sano principio umano: usano la loro "arte" per alleviare le sofferenze altrui.

Piero

Risposta: molto ideologico il suo intervento e perciò un po’ lontano dal metodo scientifico che guarda dati ottenuti idealmente in modo più oggettivo possibile. Esprime comunque un sentimento e una percezione diffusi, la paranoica storia delle multinazionali che tenterebbero di occultare nuove scoperte per non perdere i loro introiti. Non è così semplice, come anche la complessità che giustamente attribuisce agli organismi non si presta a ragionamenti semplicistici tra corvi neri e corvi bianchi. Qui intanto andrebbero ancora confermati i corvi neri e soprattutto andrebbe accertato il loro significato. Ben venga che un trattamento nuovo abbia efficacia maggiore degli immunomodulatori, ma per il trattamento endovascolare esistono fino ad oggi solo dati preliminari da una singola fonte che non giustificano di sottoporre (al di fuori di studi clinici approvati da un comitato etico) persone a procedimenti comunque invasivi e non senza rischio.

27 febbraio 2007

Mi piacerebbe farle leggere la
lettera aperta che Aston Embry ha scritto per il dott Khan e altri che sono come un'armata, contro la CCSVI... mi sembra una lettera cauta e posata tutto sommato che prende in considerazione gli ultimi dati emersi dalla sperimentazione di Buffalo. Da profano mi pare evidente che siamo al tempo "0" della SM e che la CCSVI lungi dall'essere la risposta globale, ma probabilmente il primo cartello che indica una strada per poterne uscire. Tra un po' di tempo, sicuramente! Ma per ora c'è questa cosa e cone le (poche?) evidenze fin qui emerse mi trovo pienamente d'accordo con la conclusione dell'autore della lettera: è da persone "illogiche" ostacolare il trattamento e ancor più il test per CCSVI nelle persone affette da SM. I malati aggrappandosi al flebile ramoscello che la CCSVI rappresenta ( a fronte del vuoto finora disponibile) si comportano da persone "logiche" ancorchè disperate. Io ho usato il termine illogiche, più corretto sarebbe forse dire criminali. Un piccolo PS: come vede non sono l'unico a puntare il dito suglie enormi interesi delle case farmaceutiche.

Piero

Risposta: troppo emotivo tutto ciò, anche la sua. Non si ostacola nulla con una presa di posizione, si porta avanti e si stimola la discussione e di certo non si è criminali. Khan et al. contiene alcuni ragionamenti da non sottovalutare: perchè cioè non si sono mai osservate lesioni demielinizzanti in altri disturbi che aumentano la pressione venosa, tra altro non rarissimi, come l'ipertensione polmonare o le trombosi delle vene cerebrali. E altri. Un test di massa non serve a nulla se non si può fare una terapia di massa. Oggi giustamente, per le risorse economiche limitate, le procedure mediche vanno se possibile basate sull'evidenza del loro effetto ('evidence based medicine'), non si possono sprecare con approcci non ben documentati (lo stesso vale per i farmaci che attraversono studi clinici molto impegnativi primi di avere una nimima possibilità di arrivare nella pratica).  E non siamo poi a zero con la SM, sono decenni di ricerche che documentano il suo carattere auto-immunitario. Il libro della neurologia conosce centinaia di disturbi per molti dei quali purtroppo non sono lontanamente pensabili le terapie già a disposizone della SM che comunque oggi permettono a tante persone una vita piuttosto normale. Non c'è solo SM al mondo e la situazione non è cosi disperata da doversi tutti aggrappare a 'flebili ramoscelli' come scrive. 



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5 febbraio 2010

Questa
newsletter ieri pubblicata riporta la voce di Robert Zivadinov, direttore del centro di Neuroimaging dell’Università di Buffalo e parla di risultati “scientificamente entusiasmanti” che avranno un “impatto come nessun altro che abbiamo conosciuto finora”. E prospetta di continuare la loro ricerca su altri 500 pazienti, oltre ad iniziare un primo studio randomizzato e controllato sull’efficacia dell’angioplastica nella terapia della sclerosi multipla. Si tratta perciò della prima importante conferma delle osservazioni di Zamboni, anche se dettagli non sono ancora noti.

Saranno ora da affrontare le seguenti questioni, oltre naturalmente all’analisi dei dati ottenuti dal team di Zivadinov:

1) Le anomalie del flusso sono causa o effetto della malattia?

2) Qual è la natura delle stenosi venose? Sono infiammazioni, visto che anche nell’encefalo si trovano infiammazioni attorno alle piccole vene? O sono di natura malformativa-congenita come propone Zamboni?

3) La terapia endovascolare (angioplastica venosa) è efficace nel ridurre la frequenza delle recidive e la disabilità a lungo termine? Quanto è efficace? I dati pubblicati finora da Zamboni (
1, 2) indicano che sia efficace. Ma come succede per qualsiasi nuova terapia, hanno bisogno di conferme e di una valutazione precisa della misura del loro effetto tramite studi controllati.

La questione dell’efficacia terapeutica è poi indipendente dalla questione causa-effetto in quanto una terapia può essere efficace anche se non agisce direttamente sulla causa di un disturbo.

L’ipotesi di Zamboni trova così una prima conferma indipendente, almeno per quanto riguarda le anomalie nel flusso venoso. Per me personalmente questa è la storia più sorprendente e intrigante che la neurologia vede da molti anni. Nell’eventualità più estrema (se causa) la CCSVI stravolge un dogma scientifico e offre una terapia causale e con ciò possibilmente molto efficace. Se non causa, è comunque un’osservazione nuova, con probabile utilità diagnostica ed eventuale complemento delle terapie attualmente disponibili.

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5 febbraio 10

E' una grande conferma, da un famoso istituto neurologico americano, degli studi del dott. Zamboni. Grazie per aver messo in questo sito un sunto della newsletter. Ora la domanda sorge spontanea: perché in America si studiano 1100 casi ed in Italia è tutto fermo?

Pino

Siamo tutti contentissimi di questa ulteriore prova ove ce ne fosse bisogno e aspettiamo di vedere che anche l’Italia permetta accesso quantomeno ad una ricerca su ampia scala della CCSVI nella SM e successivamente alle misure di contrasto necessarie. Avere la possibilità di essere affrancati da questa terribile malattia sta diventando ogni giorno che passa una forte speranza e ormai credo si possa dire quasi una realtà.

Marcello


Leggo con estremo piacere il Suo commento alle prime notizie da Buffalo, comprendo che è ancora presto per stravolgere il dogma, in attesa di ulteriori conferme, ma non avevo dubbi sulla Sua obiettività. Con stima.


Francesco


La ringrazio, per la tempestività con cui segnala questa importante conferma. Le avevo scritto qualche mese fa, invitandola ad unirsi a noi nella richiesta che la ricerca sulla CCSVI proseguisse in tempi rapidi. Apprezzo molto la sua attenzione e le parole con cui chiude questo articolo. La neurologia italiana, la medicina tutta, per non parlare degli stessi malati, hanno estremo bisogno di medici ancora capaci di lasciarsi sorprendere.


Silvia

6 febbraio 10

La ringrazio sentitamente per l’evidente apertura che dimostra, oggi, nei confronti della CCSVI. Lei, come penso tutti gli altri neurologi avevate bisogno di prove maggiori per lasciarvi persuadere da una teoria tanto dissimile da quanto fino ad oggi ipotizzato e studiato. Ora sono arrivati questi importanti risultati di Buffalo. Incredibili!
Adesso avete un motivo in più per credere a Zamboni. Tuttavia, oggi, noi malati abbiamo un giorno in meno rispetto a ieri che ci separa dalla prossima ricaduta. La prego, si unisca a noi nella battaglia che stiamo portando avanti per rendere fruibile da tutti questa meravigliosa scoperta.

Ivan De Leoni


“Per me personalmente questa è la storia più sorprendente e intrigante che la neurologia vede da molti anni.” Quello che per Lei è sorprendente e intrigante ... per noi malati  da subito è stato molto chiaro. Personalmente e da fine Ottobre 2009 che cerco pubblicazioni sui giornali e tv  italiani, visto che non conosco l’Inglese. Scomettiamo Prof. che fra 15-20 anche l’Italia ne parla?  Fortunato Lei che ne ha parlato prima potrà sempre dire “Io c’ero”. Grazie.

Daniela


9 febbraio 10

Non posso che apprezzare la sua rinnovata apertura rispetto all'argomento CCSVI.

Matteo




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