Paralisi facciale di Bell: farmaci antivirali di scarsa efficacia. Utile il cortisone.
06 11 08
E stato pubblicato ora il secondo grande studio controllato e randomizzato sull'uso di un farmaco antivirale (valaciclovir) nella paralisi idiopatica facciale, in cui un'infiammazione acuta del nervo facciale comporta una ridotta mobilità della muscolatura facciale e una ridotta capacità di chiudere la palpebra dal lato affetto (paralisi di Bell). Come un precedente studio molto simile precedente molto simile con aciclovir, il trattamento antivirale si è dimostrato inutile. I due studi hanno anche valutato l'effetto del cortisone verso placebo con un netto e significativo beneficio della terapia cortisonica (che prima non era ben dimostrato tramite studi controllati). Il quadro non è completamente chiaro: due altri studi (1, 2), eseguiti su meno pazienti e perciò meno significativi, indicano un beneficio della terapia antivirale, che attualmente non viene comunque generalmente raccomandata. Potrebbe essere eventualmente considerata su base individuale con sintomi severi (paralisi completa) e soprattutto se iniziata precocemente. Tutti gli studi considerano la paralisi 'idiopatica', in cui non è presente un'infezione da Herpes zoster o Herpes simplex, infezioni che possono causare paralisi facciali e che chiaramente necessitano di terapia antivirali.
Sclerosi multipla: nuovi anticorpi (rituximab)
21 03 08
Mentre molti pazienti con sclerosi multipla con le attuali terapie immunomodulatori (beta-interferone e copaxone) hanno un decorso relativamente mite della loro malattia, una minoranza può sviluppare un quadro clinico severo con recidive frequenti e rapido avanzamento dei deficit neurologici. Fino ad alcuni anni fa non vi erano rimedi in questa situazione e l'unica opzione erano ripetuti corsi di cortisonici ad alto dosaggio e un eventuale aumento del dosaggio di beta-interferone. Continua...
La riscoperta del litio
01 03 08
Il litio è un elemento metallico molto reattivo. Il filmato sotto dimostra un classico esperimento di chimica in cui un blocco di litio si incendia quando viene a contatto con l'acqua.

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Per questa sua reattività il metallo in natura non si trova in forma pura, ma sotto forma di sali di litio che si trovano anche in molte acque minerali. In basse concentrazioni è contenuto anche nei tessuti e nel siero, anche se non è nota una sua funzione fisiologica. Più noti sono invece i suoi effetti neurologici, o meglio di un suo sale, il carbonato di litio che dagli anni Sessanta viene impiegato in psichiatria come stabilizzatore dell'umore nel disturbo bipolare e in neurologia nella prevenzione della cefalea a grappolo. Questo recente studio italiano propone l'uso del litio nella sclerosi laterale amiotrofica, malattia neurodegenerativa che purtroppo finora manca di una terapia efficace.
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Per questa sua reattività il metallo in natura non si trova in forma pura, ma sotto forma di sali di litio che si trovano anche in molte acque minerali. In basse concentrazioni è contenuto anche nei tessuti e nel siero, anche se non è nota una sua funzione fisiologica. Più noti sono invece i suoi effetti neurologici, o meglio di un suo sale, il carbonato di litio che dagli anni Sessanta viene impiegato in psichiatria come stabilizzatore dell'umore nel disturbo bipolare e in neurologia nella prevenzione della cefalea a grappolo. Questo recente studio italiano propone l'uso del litio nella sclerosi laterale amiotrofica, malattia neurodegenerativa che purtroppo finora manca di una terapia efficace.
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